Inquinamento in gravidanza e segni di invecchiamento cellulare precoce nel neonato
Uno studio coordinato dal dottor Tim Nawrot, della Hasselt University di Diepenbeek, in Belgio, e pubblicato su JAMA Peditrics ha messo in relazione l’inquinamento a cui sono state esposte le future mamme in gravidanza e il DNA dei neonati dimostrando che le donne che in gravidanza hanno respirato aria inquinata hanno più probabilità di far nascere bimbi con segni di invecchiamento cellulare rispetto alle gestanti che hanno respirato aria pulita. Questi risultati potrebbero spiegare perché i bambini che nascono dove c’è più presenza di smog e traffico automobilistico hanno più frequentemente problemi di salute.
Per la ricerca, Nawrot e i suoi colleghi hanno esaminato la lunghezza dei telomeri (parti del DNA che si trovano alla fine di ogni cromosoma) in campioni di sangue presi dal cordone ombelicale e dal tessuto placentare di 641 neonati nella regione delle Fiandre. I ricercatori, basandosi sull’indirizzo delle madri al tempo della gravidanza, hanno valutato la loro esposizione media al PM 2,5, una miscela di particolato di diametro inferiore ai 2,5 micron, che si trova nello smog e negli scarichi delle auto.
Le madri esposte a livelli più elevati di inquinanti avrebbero messo al mondo bambini con telomeri più corti. A ogni 5 μg/m3 di PM 2,5 in più nell’aria respirata dalle future mamme ci sarebbe stata una riduzione del 9% in più della lunghezza dei telomeri nel sangue del cordone e del 13% in più di quelli a livello dei campioni di placenta.
I telomeri si accorciano ogni volta che la cellula si divide e quando diventano troppo corti la crescita cellulare si arresta ed è per questa ragione che la loro lunghezza è considerata un potenziale indicatore dell’invecchiamento cellulare e della salute in generale.
Il dottor Mark Niuewenhuijsen, del Center for Research in Environmental Epidemiology al Barcelona Institute of Global Health in Spagna, ha affermato che i risultati dello studio mettono in evidenza che l’inquinamento atmosferico attraversa la placenta e influenza direttamente i cromosomi dei bambini. Ha inoltre spiegato che è noto come l’inquinamento atmosferico riduca nel bambino il peso alla nascita e la circonferenza della testa e accorcerebbe inoltre il periodo gestazionale; non si era tuttavia a conoscenza di questa correlazione con l’invecchiamento biologico. Il dottor Pam Factor-Litvak, ricercatore alla Columbia University di New York e autore di un editoriale che accompagnava l’articolo, ha evidenziato che la riduzione dell’esposizione all’ inquinamento atmosferico è vantaggioso sia per i genitori che per il neonato. Concorde con lui, il dottor Shruthi Mahalingaiah, della Boston University School of Medicine, ha ribadito l’importanza della necessità di limitare l’esposizione all’inquinamento atmosferico, quando possibile.