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Voglie in gravidanza: cosa c’è da sapere tra leggenda e realtà?

La #gravidanza determina per la donna molti cambiamenti, alcuni dei quali si manifestano con comportamenti e abitudini del tutto nuovi, come le “voglie”. Ma si tratta di qualcosa di reale o una rappresentazione di nostri desideri? Le #voglie, pur non avendo fondamento scientifico, possono scatenare l’improvvisa necessità, a tutte le ore del giorno e della notte, di svariate tipologie di alimenti. Anche se fino a qualche anno fa si credeva che le voglie in gravidanza fossero solamente una leggenda, secondo alcuni studi pare che circa il 40% – 50% delle donne abbia provato questa sensazione almeno una volta durante la gravidanza.



Cosa sono le voglie?

Le “voglie” non sono un momento di follia! Sono semplicemente una manifestazione improvvisa del desiderio di cibo, spesso caratterizzato da abbinamenti culinari strampalati, assurdi e molto fantasiosi. Solitamente capita spesso nel primo trimestre, ma in realtà possono verificarsi durante tutti e 9 i mesi.

A cosa sono dovute le voglie?
Questa sicuramente è una domanda particolarmente complessa. Questo perché, non tanto dal punto di vista biochimico in sé, le “voglie” coinvolgono aspetti emotivi, psicologici e percettivi di difficile definizione e quantificazione. Secondo diverse teorie condivise, questi impulsi, che i medici chiamano con la parola inglese 𝒄𝒓𝒂𝒗𝒊𝒏𝒈, sono dovute principalmente a:

Fattori ormonali e fisiologici :
Durante la gravidanza il #metabolismo cambia in seguito alla stimolazione ormonale e quindi può aumentare il desiderio di certi alimenti! Tra l’altro gli estrogeni sembrano influenzare anche il gusto e l’olfatto e per tale motivo può capitare di desiderare fortemente alimenti che prima si detestavano.
Fattore psicologico :
la gestazione è un periodo molto delicato per la futura mamma che ha bisogno di coccole e tenerezze! Le “voglie” potrebbero rappresentare una ricerca di attenzione attraverso il desiderio di essere coccolata e viziata, anche dal punto di vista alimentare! La voglia permette di avere accesso ad un vero e proprio comfort food che fa sentire meglio e gratifica la neomamma.
Campanello di “allarme” :
si va alla ricerca di alimenti ad alto contenuto energetico perché il nostro corpo ci sta segnalando che aumenta il fabbisogno di calorie e non ne assumiamo abbastanza!

Esempi più assurdi
Fortunatamente molto di rado, possono presentarsi anche “voglie” totalmente assurde di prodotti non commestibili (come terra, ghiaccio, intonaco, etc.) o di abbinamenti alimentari improbabili anche nelle cucine fusion più avanguardiste che potremmo mai trovare: si tratta di un disturbo detto “pica” o “picacismo” che è poco conosciuto e che potrebbe avere origine in carenze nutrizionali o psicologiche.

Esistono dei cibi maggiormente richiesti?
Le gestanti sembrano più sensibili ai cibi dolci ed hanno una forte attrazione verso i cibi ipercalorici: si tratta di una delle vie di trasmissione del segnale dei neuroni dopaminergici (la dopamina è un neurotrasmettitore chiave nei comportamenti motivazionali). Spesso si riporta anche la volontà di assumere carboidrati amidacei, oppure si sente la necessità di Fast food, patatine fritte e cibi piccanti. Si accentua anche la necessità di mangiare dei cibi che di norma sono fortemente sconsigliati durante il periodo di dolce attesa, come prosciutto, salame o altri cibi crudi di origine animale.

Attenzione, i cibi ipercalorici possono avere ripercussioni sulla salute del nascituro
Fermo restando che per vivere una gravidanza serena il suggerimento rimane comunque di soddisfare le “voglie”, partendo dal principio che la donna incinta può togliersi qualche sfizio in più, è importante tenere presente che le “voglie” persistenti potrebbero avere alcune conseguenze sui figli e sulle mamme: influendo sul metabolismo, sullo sviluppo dei circuiti neurali che regolano l’assunzione di cibo, portando ad un aumento di peso, ansia e disturbi alimentari e sulla modulazione del  Microbiota Intestinale

Le voglie non soddisfatte mettono a rischio la pelle del tuo bambino?
Secondo alcune credenze popolari, se le “voglie” non vengono soddisfatte, possono portare la comparsa di macchie permanenti sulla pelle dei neonati. Puoi stare tranquilla, pur non conoscendo e comprendendo la causa di questo fenomeno, siamo sicuri che gli attacchi di gola non soddisfatti non diventeranno mai macchie sulla pelle del tuo bimbo e che non avranno la forma e il colore del cibo che desideravi in quel momento. Quelle che vengono definite “voglie” sul corpo del tuo bimbo non sono altro che possibili angiomi, anomalie più o meno estese dei vasi sanguigni, oppure un eccesso di melanina, in genere senza particolari conseguenze a parte, a volte, quelle estetiche.

Conclusioni?
Non sappiamo se gli studi effettuati abbiano evidenze scientifiche ma, se è assolutamente falso che le voglie non soddisfatte si trasformano in macchie sulla pelle del bimbo, è invece verissimo che le donne in gravidanza sperimentano spesso questo fenomeno. Ma non devi temere, non sarà per sempre! Questa tipologia di ansia alimentare è tipica solo durante la gravidanza e scomparirà nei periodi successivi al parto.

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Screening Neonatale Esteso in Italia

Ad oggi in Italia, grazie alla Legge 167 varata nel 2016, ogni neonato viene sottoposto gratuitamente allo Screening Neonatale Esteso (SNE) già a poche ore dalla nascita.

Cos’è lo screening neonatale esteso? Si tratta di una fondamentale attività di pediatria preventiva: un test eseguito su una minima quantità del sangue del neonato che permette di identificare precocemente circa 40 patologie stabilite e contenute all’interno del Decreto Ministeriale del 13-10-2016 tra cui malattie genetiche metaboliche, ossia malattie rare difficili da diagnosticare. Le spese per questo test sono totalmente a carico del SSN e non esistono controindicazioni: il test non è invasivo e non può ledere in alcun modo la salute del bambino.

Come funziona? Il processo previsto per lo SNE si compone di più fasi: 1. Si parte dalla raccolta di qualche goccia di sangue del bambino attraverso una puntura tallonare. 2. Una volta raccolto il campione, questo viene spedito al al Centro di Screening Neonatale di riferimento, per essere analizzato attraverso seguendo una metodologia standardizzata. 3. Ai genitori viene consegnata da un operatore un’informativa che spiega nel dettaglio quali sono le finalità e le modalità dei test effettuati. 4. In base agli esiti dei test di laboratorio si potrà valutare o meno la presa in carico ed il trattamento immediato del neonato eventualmente affetto da una delle 40 patologie indagate, per dare vita ad un vero e proprio percorso assistenziale. 5. Di norma il Centro di Screening Neonatale non comunica ai familiari gli “esiti negativi”, ossia, l’assenza di patologie, dal momento che, in questo caso, il neonato non presenta nessuna delle patologie indagate.

Perché lo SNE? Identificare precocemente queste malattie rare significa poter offrire una speranza di sopravvivenza ed una migliore qualità di vita dell’eventuale neonato affetto: queste patologie sono difficili da riconoscere e possono degenerare molto, se non troppo rapidamente. Intervenire immediatamente con cure e diete adeguate e su misura può scongiurare danni irreversibili agli organi, al cervello o all’organismo in generale e contrastare la possibile insorgenza di disabilità intellettive e fisiche spesso molto gravi, se non mortali. Si calcola che in Italia, attraverso lo SNE, si identificano circa 300 neonati all’anno affetti da patologie metaboliche rare.

Cosa si prevede per il futuro? Iniziare le opportune terapie farmacologiche e/o dietetiche precocemente, anticipando possibilmente la comparsa di sintomi, può prevenire danni irreversibili all’organismo, ed offrire una speranza di sopravvivenza concreta. Come anticipato ad oggi lo SNE in Italia e riconosciuto a livello internazionale come un faro per la prevenzione, calcolando la capillarità con cui viene eseguito ed essendo sovvenzionato pubblicamente. Tuttavia ad oggi sono presenti dei test eseguibili privatamente che possono fare uno screening di uno spettro di patologie molto più ampio, fino a 220 patologie, per dare ancora più risposte ai neo-genitori per far si che il loro bambino possa vivere una vita qualitativamente migliore e potersi prendere cura del neonato grazie alla medicina di precisione.

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COME TRASCORRERE UNA GRAVIDANZA SERENA DURANTE I MESI ESTIVI?

Ogni mamma in dolce attesa sa prendersi cura del proprio bambino; alcune più esperte, che hanno già affrontato una gravidanza, possiedono magari un bagaglio di esperienze maggiori ma ogni mamma sa cosa sia meglio per il proprio bambino.

Cerca di pensare positivo. Qualche donna decide ad esempio di non andare in vacanza, altre invece rimangono chiuse in casa tutta la giornata: seguendo il buon senso e le indicazioni degli esperti, è possibile vivere una vita normale senza problemi.

Per questo motivo abbiamo stilato alcuni consigli per fare un ripasso insieme, ricordando sempre però che, in caso di dubbi, la cosa migliore da fare è rivolgersi al proprio medico di fiducia per non mettere a repentaglio la propria salute e quella del nascituro.

Vediamo insieme di seguito i 10 suggerimenti per godersi questi mesi caldi in serenità:

 

1. IDRATATI REGOLARMENTE

Anche se pensi di non avere sete, un bicchiere d’acqua in più non può farti male, cerca di evitare bibite o succhi di frutta (prima succhi), troppo zuccherate o gassate, e soprattutto bevili possibilmente a temperatura ambiente per evitare una congestione.

 

2. ALIMENTAZIONE SUGGERITA

Anche se col caldo capita di dover stuzzicare la fame, cerca di fare dei pasti leggeri ma completi: ogni pasto deve fornire la giusta dose di carboidrati, proteine, vitamine, sali minerali. Prediligi frutta e verdura di vario genere contengano molta acqua, fibre e vitamine fondamentali per lo sviluppo del tuo bambino. Come già saprai, evita di consumare cibi crudi, come frutti di mare, tartare di pesce o di carne e lava bene frutta e verdura ma, soprattutto, evita tassativamente le bevande alcoliche.

 

3. ESTATE E SOLE

Anche se il sole favorisce la sintesi di Vitamina D, ciò non costituisce un buon motivo per uscire o prendere il sole in spiaggia nelle ore più calde della giornata, puoi farlo gradualmente lontano dalle ore centrali della giornata: il consiglio è quello di proteggere sempre la pelle con creme solari ad alto fattore di protezione e coprendo la testa.

 

4. INDUMENTI DA PREFERIRE

Indipendentemente dal volume del tuo pancione potresti preferire vestiti larghi, possibilmente leggeri e soprattutto in fibre naturali, come cotone e lino (ovviamente senza sacrificare il tuo stile ed essendo alla moda) e se ti trovi al mare prediligi un costume intero.

 

5. COME COMPORTARSI IN CASA

Anche un luogo così familiare ha bisogno di essere vissuto con alcune accortezze: puoi oscurare le finestre dove batte il sole con tende o persiane, ed aprirle nelle ore più fresche; puoi passare le ore più calde della giornata nella parte più fresca dell’abitazione; se senti caldo puoi fare una doccia, meglio se tiepida e bagnare piuttosto viso e braccia con acqua fresca. Puoi usare il condizionatore, ma è preferibile evitarlo per non avere sbalzi di temperatura eccessivi rispetto a quella esterna, se proprio non resisti impostalo tra i 24 e 27 gradi per un breve periodo di tempo.

 

6. MOVIMENTI E ATTIVITA’ FISICA

Cerca di farti aiutare durante il lavoro o nelle eventuali faccende domestiche o spese (questa regola vale anche in periodi non estivi). Inoltre, non esagerare con lo sforzo fisico: puoi provare lo yoga iniziando dalle basi e dai movimenti più semplici o magari farti una passeggiata nell’acqua, nelle ore più fresche a un ritmo lento, potrebbe alleviare la sensazione delle gambe pesanti, un disturbo classico della gravidanza.

 

7. META DEL VIAGGIO

Sogni delle mete esotiche o andare al fresco in montagna? In linea generale nulla è vietato ma è sconsigliato prendere aerei o mezzi pubblici per tratte molto distanti da casa. L’ideale sarebbe (in base alle possibilità) prediligere una destinazione a poche ore da casa e che preveda alcune soste durante il tragitto. Se usi la macchina, siediti sui sedili posteriori e indossa adeguatamente la cintura cercando di oscurare il finestrino da cui entra troppo sole e viaggiando nelle ore più fresche.

 

8. DORMIRE CON LA “D” MAIUSCOLA.

Il sonno estivo può essere complicato: il caldo, l’ingombro della pancia, le zanzare e qualche piccolo disturbo non devono però diventare degli impedimenti per il proprio riposo. Prova a deumidificare la stanza: spesso è l’umidità a rendere insopportabile la calura ma non farti tentare da condizionatore o al ventilatore puntato addosso. Prova a tenere un cuscino tra le gambe per essere più comoda. Se ti danno noia gli insetti, puoi provare una zanzariera a baldacchino.

 

9. TERME PER RILASSARSI?

Non devono essere off-limits ma chiedi sempre il parere del medico e fai attenzione.

Cosa puoi fare: Sì all’idromassaggio alle gambe (no sull’addome) ed al bagno nella piscina con acqua termale (per pochi minuti) e goditi tranquillamente delle docce emozionali e i percorsi Kneipp, che alternano acqua calda e fredda (solo sulle gambe).

Cosa è assolutamente sconsigliato: no a sauna e bagno turco (eccessivo calore e troppa umidità), non eccedere nell’uso di olii essenziali e magari evita i massaggi: alcuni certo possono dare una sensazione di sollievo ma sempre meglio affidarsi a personale altamente competente e solo previo parere medico.

 

10. ULTIMO CONSIGLIO? RILASSATI E GODITI L’ESTATE!

Potresti vedere i mesi estivi in ottica diversa, come una fuga d’amore e un momento di intimità in attesa del parto, oppure per stare insieme alla propria famiglia e ai propri cari come un momento per goderti i lidi, l’aria di mare, leggendo un buon libro e pensare un po’ a te. Questa lista non vuole essere un’imposizione, già in troppi ti diranno cosa fare e come farlo basandosi su esperienze proprie o peggio, senza alcuna esperienza pregressa, come è stato detto all’inizio queste indicazioni sono da considerarsi come un rapido ripasso per godersi al meglio questi mesi.

 

Ci auguriamo che tu possa trascorre una fantastica estate!

 

IL TEAM NATIVA

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Mamma dopo i 35 con il parto cesareo

L’età in cui oggi si diventa mamma si è allungata molto rispetto ai decenni passati e i parti dopo i 35 anni sono sempre più frequenti.

Uno studio pubblicato sulla rivista Canadian Medical Association Journal (CMAJ) ha dimostrato che partorire con il parto cesareo per le donne con più di 35 anni comporta per la mamma un rischio più elevato del verificarsi di complicanze gravi rispetto al parto vaginale.

La dottoressa Diane Korb, prima autrice dello studio, del Robert Debre Hospital e INSERM di Parigi, ha affermato che i medici devono prendere seriamente in considerazione questo aumento del rischio nel momento in cui con le loro pazienti determinano la modalità migliore di esecuzione del parto, soprattutto quando si trovano di fronte a donne che hanno una gravidanza in tarda età.

Negli ultimi venti anni, il numero di parti che avvengono attraverso il taglio cesareo è aumentato in modo considerevole, fino ad arrivare ad una donna su cinque che partorisce con questa modalità, anche se non sempre necessaria e con motivazioni discutibili dal punto di vista clinico. La dottoressa Diane Korb ha evidenziato che le complicanze, che la madre potrebbe subire dopo essere stata sottoposta ad un parto cesareo, possono derivare proprio dalla patologia che ha portato a scegliere di far nascere il bambino attraverso il taglio cesareo oppure dall’intervento chirurgico. Per queste ragioni è strettamente necessario valutare con molta attenzione quale associazione sia presente fra parto cesareo e complicanze materne.

Affinché il lavoro dei ricercatori francesi potesse raggiungere risultati esaurienti, è stata presa l’analisi dei fattori di rischio del più ampio studio EPIMOMS, in questo modo è stato possibile confrontare 1.444 madri che avevano avuto delle gravi complicanze dopo il parto con altre 3.464 neo-mamme che nei diversi controlli seguenti al parto non hanno avuto alcun problema. Le neo-madri erano residenti in sei regioni francesi.

L’analisi si è svolta tenendo conto dei diversi fattori che avrebbero potuto influenzare i risultati e non sono state inserite nello studio le donne soggette a patologie prima della gravidanza che avrebbero potuto far sorgere delle complicanze.

La ricerca ha fatto emergere che le donne sottoposte a parto cesareo prima o durante il travaglio hanno un aumento delle possibilità di gravi complicanze post-parto. Questo dato è emerso soprattutto nelle partorienti che avevano un’età superiore ai 35 anni. Rispetto alle donne che hanno messo al mondo il bambino con parto vaginale, le neo-mamme sottoposte al taglio cesareo con un’età inferiore ai 35 anni hanno avuto probabilità circa 1,5 volte più elevate di essere soggette a gravi complicanze, mentre nelle madri di età compresa e superiore ai 35 anni queste probabilità sono risultate addirittura quasi raddoppiate.

La dottoressa Korb ha concluso dichiarando che alcuni medici eseguono parti attraverso tagli cesarei a causa dell’età avanzata della donna, probabilmente anche seguendo l’idea che non si verificheranno ulteriori gravidanze. Questa modalità dovrebbe essere cambiata per evitare di esporre senza motivo le donne di oltre 35 anni a gravi rischi di salute.

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Da oggi BioRep è un laboratorio SMeL accreditato dalla Regione Lombardia per le analisi di Genetica Molecolare.

Dopo essere stati i primi a portare in Italia il test prenatale non invasivo (#NIPT) basato su sequenziamento massivo parallelo (NGS) interamente certificato per la diagnostica in vitro (CE-IVD), BioRep ottiene un altro importante risultato: l’accreditamento #SMeL – Servizi di Medicina di Laboratorio – per la Genetica Molecolare con iscrizione numero 1417 del 27.03.2019 al Registro Regionale delle Strutture Accreditate.

L’accreditamento viene rilasciato a seguito di un iter selettivo che ha lo scopo di verificare e garantire un’elevata specializzazione e un alto grado di competenza nell’ambito della diagnostica molecolare.

#BioRep, come ente accreditato, può quindi offrire prestazioni di genetica in service a strutture sia pubbliche sia private confermandosi punto di riferimento per i servizi di laboratorio.

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I controlli ecografici in gravidanza

I controlli ecografici che si effettuano durante i nove mesi di gravidanza servono per accertare che la gestazione stia proseguendo regolarmente e per intervenire tempestivamente in caso di problemi. Per questa ragione è fondamentale che vengano eseguiti sempre e nelle tempistiche prescritte dal ginecologo. Se la gravidanza si svolge regolarmente, è necessario sottoporsi ad una visita ostetrica al mese, con le relative analisi prescritte dal ginecologo, ed eseguire tre ecografie: del 1° trimestre, morfologica e di accrescimento. In più si aggiunge una quarta che è la Traslucenza nucale. In caso di problematiche o sospetti diagnostici, sarà il ginecologo a decidere di aumentare i controlli ecografici.

L’ecografia del 1 trimestre: si esegue nelle prime 12 settimane di gravidanza. Se viene effettuata con l’utilizzo di una sonda transvaginale attorno alla 6° settimana, è possibile vedere la camera gestazionale per controllare che l’embrione sia correttamente posizionato all’interno dell’utero. Si può valutare la morfologia e quindi eventuali patologie che riguardano l’impianto e l’effettiva presenza dell’embrione. È possibile sapere se la gravidanza é singola o gemellare. Durante questa ecografia si misura la lunghezza dell’embrione e con questo dato si identifica la data esatta del concepimento. Senza questa procedura, per stabilire l’età gestazionale si farebbe riferimento al giorno dell’ultima mestruazione, ma in questo modo nelle future mamme che hanno cicli irregolari con ovulazione ritardata l’embrione sarebbe più piccolo. La data del concepimento serve per controllare la crescita dell’embrione e poi del feto fino alla nascita.

L’ecografia morfologica: si esegue generalmente intorno alla 22° settimana di gravidanza ed è un’ecografia importantissima nel corso dello sviluppo del feto perché si verifica la crescita corretta degli organi e degli apparati. Inoltre permette di escludere alcune patologie come il labbro leporino. Si può controllare la quantità di liquido amniotico e molto spesso scoprire il sesso del bambino.

L’ecografia di accrescimento: viene eseguita nel terzo trimestre di gravidanza, verso la 32° settimana. Serve per dare una valutazione sulla corretta crescita del feto. Si vede la quantità di liquido amniotico. Dall’analisi del flusso sanguigno cerebrale e del cordone ombelicale si possono diagnosticare possibili future sofferenze fetali che potrebbero essere dannose per il termine della gravidanza.

La Translucenza nucale (NT – Nuchal Translucency) è un’ecografia a cui ci si può sottoporre entro la 13° settimana di gravidanza e permette di misurare la plica nucale. Con questo esame, insieme al bi-test e al rilievo delle ossa del naso, si esegue lo screening per diagnosticare alcune importanti anomalie cromosomiche, fra cui la sindrome di Down. Da pochi anni, i test per l’analisi del DNA fetale come NATIVA, sono stati inseriti nel percorso clinico della gravidanza. I NIPT permettono di rilevare in maniera accurata le eventuali aneuploidie dei cromosomi fetali e, considerati come test di screening avanzato, sono in grado di aumentare il potere predittivo degli screening prenatali convenzionali (ecografici e biochimici).

Nativa è in questo contesto il test di screening prenatale certificato CE-IVD in grado di rilevare dalla 10° settimana le aneuploidie dei cromosomi 13, 18, 21 e dei cromosomi sessuali (X e Y)”.

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Test diagnostici

Analizzare le cellule dal feto è l’unico modo per diagnosticare con sicurezza anomalie cromosomiche. Tra i test diagnostici (più invasivi): l’amniocentesi e il prelievo dei villi coriali (CVS). 

Amniocentesi

Questo esame analizza un campione di fluido amniotico che circonda il feto nell’utero. Viene eseguito dopo le prime 15 settimane della gravidanza. Utilizzando gli ultrasuoni, un ago sottile è inserito nell’addome materno fino al liquido amniotico che viene quindi rimosso e analizzato.

Questo test comporta un rischio dello 0,5-1% di provocare un aborto spontaneo.

La procedura dura 5-10 minuti e provoca solo un leggero fastidio per la madre. I risultati finali saranno disponibili entro due o tre settimane. 

Prelievo dei villi coriali (CVS)

Questo esame analizza un campione di placenta. Viene eseguito dopo 11 settimane dalla gravidanza. Utilizzando gli ultrasuoni, un ago è inserito attraverso l’addome della madre nella placenta; qui viene aspirato un piccolo campione di tessuto, inviato poi al laboratorio per le analisi.

Questo test comporta un rischio del 1-2% di provocare un aborto spontaneo.

La procedura dura 5-10 minuti ed è un po’ più fastidiosa per la madre rispetto all’amniocentesi.

I risultati finali saranno disponibili in due settimane.

Come si è visto, entrambi i test diagnostici comportano rischi, seppur minimi, di provocare aborti spontanei: è bene tenerne sempre conto prima di acconsentire all’inizio delle procedure.

Bisogna ricordare, inoltre, che non esiste un trattamento per le anomalie cromosomiche.

Se la diagnosi è fatta prima della nascita, al limite è possibile valutare un’interruzione della gravidanza.

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Come vivere la gravidanza multipla in completa tranquillità

Una gravidanza multipla si verifica quando due o più ovuli sono fecondati e formano gemelli dizigoti (non identici) oppure quando un singolo uovo fecondato si divide per formare gemelli monozigoti (identici).

Caratteristiche

La normale incidenza di parti gemellari è di 1 su 90 gravidanze (circa 1/3 sono monozigoti) e di 1 su 8.100 gravidanze, per quanto riguarda nascite di tre gemelli.

Tuttavia, il ricorso alla fecondazione in vitro e le nuove tecniche di induzione dell’ovulazione hanno notevolmente aumentato l’incidenza delle gravidanze multiple. L’iperemesi è di solito il primo chiaro sintomo di una gravidanza multipla.

Quasi tutte le gravidanze gemellari vengono diagnosticate già nel primo trimestre con un’ecografia. Capita però, che un feto muoia durante la gestazione o venga riassorbito nel primo trimestre.

Gravidanza multipla? Ecco i fattori che la favoriscono

Alcuni fattori possono favorire una gravidanza multipla:

  • esperienza di precedenti gravidanze multiple
  • influenza genetica (soprattutto lato materno)
  • età della madre
  • etnia
  • ricorso alla fecondazione assistita

Diagnosi e assistenza prenatale

Nei casi di gravidanze multiple, è importante essere sempre informati sulle probabilità di incorrere in disturbi cromosomici del feto. Lo screening dovrebbe essere effettuato nel periodo che va dall’ 11esima alla 13esima settimana e deve verificare:

  • la corretta posizione dei feti
  • il corretto peso dei feti
  • la stima dell’età gestazionale
  • il rischio di difetti cromosomici o sindrome di Down (test del DNA fetale o Analisi Prenatale NIPT, Test combinato del primo trimestre, bi-test)
  • lo stato della crescita uterina
  • lo stato generale della gravidanza

Il parto gemellare

Al momento del ricovero per il parto è fondamentale per gli specialisti:

  • monitorare le frequenze cardiache fetali separatamente
  • controllare le posizioni dei feti

Senza particolari fattori di complicazione, la madre può andare in travaglio spontaneo.

Se il primo gemello si presenta in posizione podalica o trasversale, è preferibile ricorrere al taglio cesareo. Subito dopo la nascita del primo bambino, bisogna determinare la posizione del secondo feto attraverso un esame vaginale e decidere, quindi, se procedere con un parto naturale oppure virare su un parto indotto tramite taglio cesareo.

In genere, il secondo gemello dovrebbe nascere a distanza massima di 20-45 minuti dal primo.

È importante, al momento della nascita del secondo bambino, assicurarsi che la madre non soffra di emorragie post-parto. Anche per questo motivo, un parto multiplo dovrebbe essere seguito da due pediatri, due ostetriche e un anestesista.

La questione sull’assoluta necessità di parto cesareo per il secondo gemello è oggi ancora controversa.

Le complicazioni della gravidanza multipla

Anche se ormai sono considerate come fenomeni naturali, le gravidanze multiple sono comunque eventi ancora a rischio, per i seguenti motivi:

  • i feti tendono a essere più piccoli del normale, a causa del maggior bisogno di nutrienti
  • aumento del rischio di nascita prematura
  • tasso più elevato di anomalie congenite
  • tasso più elevato di paralisi cerebrale
  • tasso più elevato di mortalità perinatale
  • maggiore possibilità di complicazioni legate alla gravidanza materna
  • tasso più elevato di complicazioni durante il travaglio

Le complicazioni di una gravidanza multipla possono non esaurirsi con il parto: ritardi motori e nel linguaggio, disturbi cognitivi e difficoltà comportamentali, sembrano infatti essere molto più comuni tra bambini protagonisti di parti gemellari.

Fisiologia della gravidanza gemellare 

Nelle gravidanze multiple di gemelli dizigoti, ogni feto ha una propria placenta, amnios e corion.

Nelle gravidanze multiple di gemelli monozigoti, la situazione è più complessa in base ai tempi della divisione della cellula uovo:

  • l’embrione si divide in 3 giorni: due amnios e due corion
  • l’embrione si divide in 4-7 giorni: una sola placenta, un corion, due amnios
  • l’embrione si divide in 8-12 giorni: una sola placenta, un corion, un amnios
  • l’embrione si divide dopo 13 giorni: gemelli siamesi (molto raro)

La fisiologia della placenta ha un impatto significativo sull’esito della nascita dei feti.

Nei gemelli monocoriali, ad esempio, sono maggiori i rischi di morbilità neonatale, come:

  • prematurità
  • ritardo della crescita intrauterina
  • anomalie congenite
  • sindrome da trasfusione gemello-gemello
  • aumento della mortalità perinatale

La determinazione dello stato della placenta è valutabile attraverso un’ecografia tra primo e secondo trimestre. Una valutazione della placenta, dopo il parto, può essere utile nel processo di valutazione perinatale.

Che cosa significa una gravidanza gemellare per la madre?

Ecco cosa comporta (o dovrebbe comportare) una gravidanza multipla per una madre:

  • controlli medici più frequenti
  • maggiore importo di determinate sostanze nutritive(acido folico, calcio, ferro, proteine)
  • aumento notevole del peso
  • maggiori precauzioni e limitare alcune attività(lavoro, viaggi, sport) 

Per la madre esistono, purtroppo, anche delle complicazioni legate a una gravidanza multipla, come:

  • alta pressione sanguigna
  • anemia
  • ipertensione
  • nascita prematura dei feti
  • parto indotto tramite taglio cesareo
  • problemi di trasfusione del sangue tra i due gemelli

Per gestire due o più gemelli, inoltre, potrebbero essere necessari maggiore riposo e più sostegno rispetto a quanto immaginato, soprattutto se i bambini sono nati prematuramente.

È importante non aver timore a chiedere aiuto e affidarsi a persone vicine, magari anche più esperte.

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Malattie rare in gravidanza

Diverse sono le malattie rare che possono condizionare gravemente la vita di un bambino.

Subito dopo la nascita, un piccolo prelievo del sangue può permettere uno screening adeguato per valutare l’esistenza di patologie rare congenite, che possono toccare l’apparato respiratorio, il sistema linfatico, il metabolismo.

Gravidanza e disturbi: ecco i più gravi

Ecco quali sono le malattie più gravi che possono comparire nel periodo della gravidanza:

Favismo

  • Che cos’è: mancanza, parziale o totale, di un particolare enzima (G6PD).
  • Cosa provoca: distruzione dei globuli rossi (emolisi).
  • Cura: evitare alcuni alimenti (fave, piselli) e farmaci (aspirina); in caso di emolisi: trasfusione di sangue.

Fibrosi cistica

  • Che cos’è: malattia genetica, anomalia proteica nell’apparato respiratorio, riproduttivo e digestivo.
  • Cosa provoca: anemia, malnutrizione, problemi respiratori e disturbi epatici.
  • Cura: individuazione precoce della patologia.

Fenilchetonuria

  • Che cos’è: alta concentrazione di un particolare amminoacido (fenilalanina)nel sangue.
  • Cosa provoca: ritardi mentali e di crescita, epilessia, cardiopatia.
  • Cura: diagnosi precoce, terapia di riequilibrio della percentuale di fenilalanina nel sangue.

Ipotiroidismo congenito

  • Che cos’è: minore produzione degli ormoni della tiroide.
  • Cosa provoca: disturbi nella crescita e nella funzionalità di molti organi vitali, lesioni cerebrali.
  • Cura: diagnosi precoce, terapia ormonale.

Leucinosi

  • Che cos’è: difetto congenito del metabolismo degli aminoacidi.
  • Cosa provoca: danni gravi al sistema nervoso.
  • Cura: diagnosi precoce, disintossicazione con emodialisi.

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