Amniocentesi
Un altro esame diagnostico considerato invasivo è l’amniocentesi.
L’amniocentesi è, infatti, un test prenatale in cui una piccola quantità di liquido amniotico viene rimossa dalla membrana che circonda il feto per verificare eventuali disturbi genetici del futuro bambino. Durante la gravidanza il feto è circondato dal liquido amniotico, una sostanza simile all’acqua che contiene cellule fetali e altre sostanze che forniscono informazioni importanti sulla salute del feto.
La procedura di solito è prevista tra la 15° e la 18° settimana della gravidanza.
Che cosa può rilevare una amniocentesi?
Questo tipo di esame è in grado di diagnosticare:
- sindrome di Down
- anemia falciforme
- fibrosi cistica
- distrofia muscolare
- difetti del tubo neurale (cervello e colonna vertebrale non si sviluppano correttamente)
- il sesso del feto
L’amniocentesi presenta piccoli rischi sia per la madre sia per il feto, il test prenatale è generalmente consigliato solo a donne che hanno un significativo rischio di malattie genetiche.
La precisione dell’amniocentesi è di circa il 99,4%.
Amniocentesi: ecco cosa aspettarsi
Sotto la guida ecografica, un ago sottile è inserito nell’utero attraverso l’addome e raggiunge il sacco amniotico, dove viene rimosso un piccolo campione di liquido amniotico.
Il fluido viene quindi inviato a un laboratorio per le analisi.
Dopo un’amniocentesi, si consiglia di evitare attività faticose e rapporti sessuali almeno per un giorno. Poi è possibile riprendere tutte le normali attività quotidiane. I risultati dell’amniocentesi sono generalmente disponibili entro 2-3 settimane dall’esame
Amniocentesi e rischi
L’amniocentesi può comportare alcuni rischi, tra cui:
- perdita di liquido amniotico: occorrenza rara e la quantità di fluido perso è minima;
- aborto spontaneo: il rischio è minimo (circa 0,6%) ma aumenta nelle prime 15 settimane;
- lesioni da ago: il feto, muovendosi, potrebbe ferirsi con l’ago utilizzato durante il test;
- contaminazione del sangue:alcune cellule del sangue del feto possono venire a contatto con cellule sanguigne materne; ciò comporta una contaminazione che può provocare la produzione di anticorpi Rh che attraverso la placenta danneggiano i globuli rossi del feto;
- infezioni:raramente può innescarsi un’infezione uterina;
- trasmissione di infezioni: se la madre soffre di epatite C o HIV/AIDS, l’infezione potrebbe traferirsi anche al feto durante il test;
- anomalo sanguinamento vaginale;
- febbre;
- dolori addominali.