La crescita del feto

La crescita del bambino segue determinate tabelle di riferimento per peso e altezza. Non deve destare preoccupazione se le misure indicate nelle tabelle non corrispondo a quelle del feto perché sono molti gli elementi che concorrono a determinarle, come ad esempio la predisposizione genetica e il sesso del nascituro. L’importante è che lo sviluppo avvenga in maniera costante e seguendo mediamente gli stessi livelli di crescita. Sarà il ginecologo a dare ad ogni mamma le giuste valutazioni. Ecco cosa accade nelle più importanti settimane di gravidanza.

Nella 3° settimana di gravidanza, l’embrione è piccolissimo, un puntino grande come la capocchia di uno spillo, è in questo momento che si impianta nelle pareti dell’utero.

Nella 4° settimana, è possibile vedere dall’ecografia la camera gestazionale nell’utero della futura mamma.

Nella 5° settimana, iniziano a formarsi tutti gli organi più importanti, come il cuore e il cervello.

Nella 6° settimana, l’embrione ha raggiunto la lunghezza di 6-7 mm e cresce alla velocità di 1 mm ogni giorno. Il cuore inizia a battere.

Nell’8° settimana, la testa è diventata la parte più grande del corpo e iniziano a delinearsi le orecchie e la bocca del piccolo. Anche le braccia e le gambe si allungano e compaiono le dita delle mani e dei piedi.

Nell’11° settimana, la lunghezza del feto, dal cranio fino all’osso sacro, è di 5 cm. Si sono formati i genitali, ma è ancora presto per stabilire esattamente con l’ecografia il sesso del nascituro.

Nella 13° settimana, il feto deglutisce, ha il singhiozzo e fa la pipì. Si individuano i primi movimenti nell’utero, ma solo a livello ecografico perché la mamma generalmente non è ancora in grado di sentirli.

Nella 16° settimana, il piccolo è lungo 16-18 cm dalla testa ai talloni. I reni funzionano e producono molta urina che si trasforma in liquido amniotico. Con l’ecografia si può conoscere il sesso del bambino.

Nella 18° settimana, inizia la formazione delle unghie e dello strato di grasso sotto la pelle.

Nella 20° settimana, il feto pesa circa 250 gr e la madre è in grado di sentirne i movimenti.

Nella 23° settimana, il bambino sente i suoni esterni, impara a conoscere la voce e il battito del cuore della mamma.

Nella 26 settimana, il piccolo è lungo 33-34 cm. Percepisce la luce e gli danno fastidio i suoni forti.

Nella 28 settimana, apre e chiude gli occhi. I polmoni crescono più velocemente e cambia la proporzione fra testa e corpo.

Nella 31° settimana, il bimbo è lungo 41 cm e la sua pelle assume le caratteristiche definitive.

Nella 34° settimana, il piccolo respira autonomamente. I movimenti hanno diversa intensità e frequenza. È molto importante che la madre senta la vitalità del figlio. Il peso può aumentare anche di 30 gr al giorno.

Nella 35° settimana, il bambino misura 46-47 cm e dovrebbe essere in posizione corretta per il parto, con la testa verso il basso.

Nella 38° settimana, il piccolo è pronto per venire al mondo. La sua pelle è rosea.

Nella 40° settimana, il nascituro pesa 3-3,2 kg circa e la lunghezza è intorno ai 50 cm.

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Estate col pancione, come viverla al meglio

Sta arrivando l’estate, la bella stagione da vivere all’aperto, ma arriveranno anche le alte temperature e il caldo torrido che per le future mamme possono rappresentare un problema in tutti i nove mesi della gravidanza, anche se con manifestazioni differenti. Infatti il caldo e l’afa sono molto difficili da sopportare durante i mesi di gestazione perché gli sbalzi ormonali che caratterizzano lo stato di gravidanza causano la dilatazione dei vasi sanguigni con il conseguente aumento della sudorazione e della percezione del calore.

In quasi tutto il primo trimestre di gravidanza, la donna che si trova a dover affrontare un clima con temperature molto elevate potrebbe essere soggetta ad un aumento del rischio di diabete gestazionale e addirittura avere un parto pretermine.

Nelle ultime settimane di gravidanza, il calore eccessivo potrebbe causare molti malesseri di diversa gravità come l’aumento del gonfiore soprattutto agli arti inferiori, affaticamento, difficolta a respirare, giramenti di testa e parto pretermine.

Durante la stagione calda la donna in attesa potrebbe essere soggetta a crampi muscolari. L’eccessivo sudore con i liquidi fa eliminare i sali minerali e la mancanza di potassio, magnesio e calcio causano dell’insorgere dei crampi nei muscoli. Un aiuto naturale che eviti l’insorgere degli spasmi muscolari è l’assunzione di più di due litri di acqua durante la giornata e nutrirsi con alimenti ricchi di sali minerali e vitamine che compensino quelli persi durante la sudorazione, come la frutta e la verdura.  

Bere molta acqua è fondamentale per integrare i liquidi che si perdono con il calore, come importante è anche nutrirsi con cibi leggeri; la futura mamma deve evitare di arrivare ad uno stato di disidratazione che potrebbe far crescere il rischio di infezioni urinarie.

Assumere molti liquidi nella giornata, ma non ghiacciati altrimenti si rischia una congestione. È consigliabile non bere bevande zuccherate.

Possono sorgere anche edemi, che consistono in ristagni di sangue localizzati nelle estremità inferiori del corpo. Rimedi naturali adatti anche per le donne in gravidanza e che possono essere praticati sempre e con facilità sono le docce fredde alle gambe e il riposo tenendo gli arti inferiori sollevati da dei cuscini.

Possono capitare anche svenimenti, appena si avvertono i primi sintomi, come giramento di testa, senso di debolezza, sudorazione fredda, sensazione di nausea e vista annebbiata, bisogna farsi portare in un luogo fresco e ben areato e assumere la posizione sdraiata con le gambe sollevate, è necessario avere la testa rivolta verso il basso per agevolare il flusso sanguigno e riprendere i sensi.

Pericolosi possono essere i colpi di calore, che causano un veloce aumento della temperatura corporea oltre i 40°, è indispensabile abbassare immediatamente la temperatura bagnandosi con acqua tiepida e rivolgersi ad un medico.

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Influenza: rischiosa in gravidanza

Ormai il brutto tempo è passato, ma gli sbalzi di temperatura che si verificano nell’arco della giornata mettono a rischio la salute facendo ancora vittime di malattie da raffreddamento e dell’influenza.

Uno studio condotto in cinque diversi Stati americani, sotto la guida di Kim Newsome, dai ricercatori dei Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie (Cdc) di Atlanta ha messo a confronto i dati emersi al momento del parto di 490 donne in stato di gravidanza che sono state colpite dal ceppo H1N1 di influenza-A con i dati di oltre 1.451 donne che non hanno contratto nessuna forma influenzale e che hanno partorito nello stesso anno e infine con i dati di 1.446 donne senza influenza che sono diventate mamme l’anno precedente.

È risultato che le donne in gravidanza che sono state colpite da una forte forma influenzale che le ha costrette ad un ricovero in terapia intensiva hanno avuto molte più probabilità di essere sottoposte a parti prematuri con la conseguente nascita di bambini sottopeso rispetto alle gestanti che hanno avuto un’influenza di lieve entità e a quelle che non ne sono state soggette.

Le donne ricoverate in terapia intensiva con infezioni gravi da H1N1 hanno avuto quasi quattro volte più probabilità di far nascere bambini prematuri e/o sottopeso rispetto alle altre future mamme facenti parte del campione. Inoltre, queste prime neomamme hanno avuto possibilità otto volte superiori alle altre di avere bimbi con punteggi Apgar bassi. Questo punteggio rispecchia i valori della valutazione del benessere generale del nascituro e viene calcolata subito dopo la nascita.

L’autore principale dello studio, Kim Newsome, ha specificato che anche questa ricerca ha avvallato i risultati dei precedenti lavori che hanno evidenziato l’aumento dei rischi sulla salute per i bambini nati da donne che durante la gravidanza sono state gravemente malate di influenza. I casi di grave influenza sono rari, ma è bene trattare la malattia precocemente per evitare che prenda forme gravi e pericolose.

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Come difendersi dalle zanzare in gravidanza

Ci stiamo avvicinando all’estate e con il sole e il caldo purtroppo tornano anche le zanzare, che ormai sono presenti in tutte le ore della giornata. Oggi sul mercato ci sono molti repellenti che aiutano a tenerle lontane e ad evitare che ci pungano, ma bisogna stare molto attenti a quali usare, soprattutto se si è in dolce attesa, per essere completamente sicure che non abbiano effetti negativi.

Anche le donne in gravidanza e in allattamento e i bambini con età superiore ai due mesi, come afferma il Cdc – Centro americano per il controllo delle malattie, possono far uso di antizanzare seguendo scrupolosamente alcune indicazioni. Gli esperti del Centro confermano che i repellenti contro le zanzare presenti sul mercato possono essere considerati sicuri per chi li utilizza ed efficaci contro gli insetti, ma vanno usati attenendosi alle istruzioni. I repellenti che contengono olio di Eucalyptus citriodora o paramantandiolo devono essere adoperati solo dai bambini di età superiore ai tre anni.

Gli studiosi hanno specificato che se si sta facendo uso di creme solari, è importante applicare il repellente antizanzare dopo aver spalmato la crema. Il metodo migliore di utilizzo dei repellenti spray, specialmente sui bambini, è di spruzzarlo sulle mani dell’adulto e poi passarlo sul corpo evitando accuratamente di toccare occhi, naso, bocca e anche le mani del piccolo. Meglio evitare di spruzzarlo direttamente sul bambino. I repellenti vanno usati solamente quando necessario e quando non si è più in presenza degli insetti è meglio toglierli dalla pelle lavandosi accuratamente.

Vanno applicati solo sulla pelle esposta che non abbia ferite o irritazioni e non sotto ai vestiti. Dopo l’applicazione lavare bene le mani per evitare di ingerire il prodotto.

Il suggerimento degli esperti sui prodotti da acquistare ricade solamente su quelli contenenti principi attivi registrati perché non si è a conoscenza dell’efficacia di quelli non registrati, anche se si tratta di prodotti naturali. Infatti i prodotti naturali non sono stati sottoposti a studi, quindi, anche se non dovrebbero esserci rischi, questi non sono stati esclusi scientificamente. Inoltre sono solitamente meno efficaci, quindi si è meno protette dalle punture delle zanzare.

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I sintomi e le voglie della gravidanza

Durante la gravidanza il corpo della donna subisce importanti cambiamenti. In questi mesi possono comparire diversi sintomi che causano malesseri che a volte impediscono di svolgere le abituali attività quotidiane. I sintomi non colpiscono tutte le donne e si possono manifestare con entità diversa, in alcuni casi molto lieve e in altri particolarmente problematica.

Spesso il primo sintomo che compare in gravidanza è la nausea. Si manifesta all’inizio della gestazione, da due a otto settimane dopo il concepimento, e solitamente scompare al termine del primo trimestre. Si presenta soprattutto al mattino e può essere seguita da vomito. È un sintomo totalmente soggettivo nel modo di manifestarsi, infatti viene percepito da alcune future mamme in maniera lieve, come un disturbo sopportabile e di breve durata, invece per altre è un vero e proprio dolore che persiste in qualsiasi ora della giornata e prosegue oltre il primo trimestre.  

Quasi sempre con la nausea compare un altro sintomo: l’ipersensibilità verso certi odori particolarmente intensi. Quando vengono percepiti generano immediatamente un forte disturbo. La percezione è assolutamente soggettiva per ogni gestante. Non esiste una cura, l’unico modo è quello di evitare di avvicinarsi a ciò che produce quegli odori. I primi cambiamenti ormonali, oltre ad alterare l’olfatto, modificano anche il gusto, rendendo sgradevoli cibi sempre apprezzati e viceversa.  Durante la gravidanza, la prima parte del corpo che subisce mutamenti è il seno. Già dalla terza settimana dal concepimento è possibile notarne la crescita a causa dall’aumento del progesterone. Fra i sintomi più diffusi c’è la tensione del seno, che è provocata dal veloce ingrossamento della mammella.

Per alleviare il fastidio si consiglia di indossare reggiseni che non costringano il seno, ma siano morbidi, traspiranti e in tessuti naturali. È importante cambiare taglia seguendone la crescita.  

Durante la gestazione il metabolismo rallenta per consentire l’aumento delle riserve di energie necessarie allo sviluppo del feto, per questa ragione un sintomo che colpisce nelle prime settimane di gravidanza è l’eccessiva stanchezza.

Con la crescita,il feto esercita una pressione sulla vescica e questo causa il bisogno di urinare di frequente, un sintomo che si avverte solitamente dopo le prime settimane di gestazione, ma che può comparire verso l’ottava settimana perché l’aumento della massa di sangue che si forma nel corpo affluisce maggiormente nei reni.

Un altro sintomo molto conosciuto e sicuramente meno fastidioso consiste nella comparsa delle voglie. In qualsiasi momento del giorno e spesso anche della notte possono sopraggiungere forti desideri di un cibo particolare, magari di alimenti che non si gradivano prima della gravidanza. Le voglie si possono tranquillamente assecondare a patto che riguardino alimenti sani, quindi niente dolci o cibi ipercalorici.

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Adattamento della placenta per una migliore protezione

Uno studio svoltosi presso il St John’s College dell’Università di Cambridge e pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), ha dimostrato che la placenta è capace di adattarsi seguendo lo stile di vita, la quantità di ossigeno e la dieta alimentare della futura mamma per fornire la migliore protezione al feto.

Per realizzare questo studio sono state analizzate le placente dei roditori, più dettagliatamente sono state esaminate delle componenti cellulari piccole parti di cellule della placenta di questi animali: i mitocondri.

I mitocondri sono considerati le centrali energetiche della cellula. Grazie a reazioni chimiche, attraverso l’ossigeno trasformano gli zuccheri e i grassi in energia necessaria allo svolgimento di molte funzioni cellulari. Sono presenti nella quasi totalitá delle cellule del corpo e sono organuli generalmente a forma di fagiolo.

La dottoressa Amanda N. Sferruzzi-Perri è la principale autrice di questo studio ed ha affermato che grazie alla ricerca hanno scoperto che nella placenta i mitocondri hanno un’elevata capacità di adattamento con l’obiettivo di compensare gli impatti ambientali. Ad esempio ciò avviene nelle donne in stato di gravidanza che vivono in zone di alta quota con carenza di ossigeno e non seguono una corretta e sana alimentazione.

I ricercatori hanno spiegato come i cambiamenti degli stili di vita nella società odierna abbia portato molte donne a seguire diete alimentari scorrette anche nei nove mesi di gravidanza e questo può essere causa di complicazioni.

La dottoressa Sferruzzi-Perri ha precisato che i risultati del loro studio evidenziano che i mitocondri sono fattori fondamentali della funzione placentare e di supporto per la crescita del feto. Ha poi concluso auspicando un passo successivo della ricerca che consista nell’indirizzare i mitocondri ad alterare le loro funzioni e a migliorare il successo della gravidanza.

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Aumento del peso in gravidanza

L’aumento del peso in gravidanza è naturale, ma quanti chili è giusto prendere perché siano funzionali senza compromettere la salute della mamma e del bambino? Il peso va tenuto accuratamente sotto controllo per tutti i nove i mesi di gravidanza e non si dovrebbero prendere più di 12 chili. Infatti il peso accumulato oltre i 12 chili non serve per la gestazione e sarà il più difficile da smaltire dopo il parto.  

È molto importante che le donne in gravidanza comprendano che un forte aumento del peso può comportare l’insorgere di patologie ostetriche, come ad esempio il diabete gestazionale e l’ipertensione per la madre, ma anche rischi di problemi importanti per il feto e per la gravidanza stessa.

Può considerarsi corretto un aumento totale del peso di 10-12 chili, da considerarsi dall’inizio fino al termine della gravidanza. Aumento che va distribuito per una metà nei primi 6-7 mesi di gravidanza e l’altra metà negli ultimi 2-3 mesi. È proprio verso il termine della gestazione che il bambino aumenta di peso e di dimensioni e ciò avviene molto più velocemente rispetto ai mesi precedenti.

In una donna che durante l’intera gravidanza ha preso circa 10 chili, il peso viene distribuito nel seguente modo:

3-4 chili di peso sono del feto;

2-3 chili di peso per l’ingrossamento dell’utero;

-1- 2 chili di peso del liquido amniotico;

0,5 chili di peso sono per la membrana amniotica e la placenta;

   il resto del peso è composto dai liquidi trattenuti e dal tessuto adiposo che si forma nelle zone del seno, delle natiche e delle cosce per creare una riserva di energia da usare nel periodo di allattamento in caso di necessità

È una parte del peso molto variabile da donna a donna ed è necessario controllarla adeguatamente.

Per le donne che iniziano la gravidanza sottopeso, il numero di chili che si possono prendere è più elevato. Al contrario, le future mamme che partono con un peso abbondante devono limitare ulteriormente l’aumento di chili durante la gestazione ed è necessario che vengano seguite da un nutrizionista che controlli l’alimentazione per fare in modo che donna e feto abbiano tutti gli elementi nutritivi necessari senza che la madre assuma chili di troppo.

È consigliabile fare più pasti piccoli e frequenti nel corso della giornata perché il corpo della madre subisce costantemente un sovraccarico di lavoro per far sviluppare il bambino, quindi è meglio non appesantire l’apparato digerente.

È importante bere molta acqua per avere un’adeguata idratazione, contrastare la ritenzione idrica e favorire il transito intestinale che durante il periodo di gravidanza è soggetto a rallentamenti. È meglio bere latte intero, rispetto a quello parzialmente scremato, perché contiene calcio in una forma che si assimila più facilmente.

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Da oggi BioRep è un laboratorio SMeL accreditato dalla Regione Lombardia per le analisi di Genetica Molecolare.

Dopo essere stati i primi a portare in Italia il test prenatale non invasivo (#NIPT) basato su sequenziamento massivo parallelo (NGS) interamente certificato per la diagnostica in vitro (CE-IVD), BioRep ottiene un altro importante risultato: l’accreditamento #SMeL – Servizi di Medicina di Laboratorio – per la Genetica Molecolare con iscrizione numero 1417 del 27.03.2019 al Registro Regionale delle Strutture Accreditate.

L’accreditamento viene rilasciato a seguito di un iter selettivo che ha lo scopo di verificare e garantire un’elevata specializzazione e un alto grado di competenza nell’ambito della diagnostica molecolare.

#BioRep, come ente accreditato, può quindi offrire prestazioni di genetica in service a strutture sia pubbliche sia private confermandosi punto di riferimento per i servizi di laboratorio.

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I controlli ecografici in gravidanza

I controlli ecografici che si effettuano durante i nove mesi di gravidanza servono per accertare che la gestazione stia proseguendo regolarmente e per intervenire tempestivamente in caso di problemi. Per questa ragione è fondamentale che vengano eseguiti sempre e nelle tempistiche prescritte dal ginecologo. Se la gravidanza si svolge regolarmente, è necessario sottoporsi ad una visita ostetrica al mese, con le relative analisi prescritte dal ginecologo, ed eseguire tre ecografie: del 1° trimestre, morfologica e di accrescimento. In più si aggiunge una quarta che è la Traslucenza nucale. In caso di problematiche o sospetti diagnostici, sarà il ginecologo a decidere di aumentare i controlli ecografici.

L’ecografia del 1 trimestre: si esegue nelle prime 12 settimane di gravidanza. Se viene effettuata con l’utilizzo di una sonda transvaginale attorno alla 6° settimana, è possibile vedere la camera gestazionale per controllare che l’embrione sia correttamente posizionato all’interno dell’utero. Si può valutare la morfologia e quindi eventuali patologie che riguardano l’impianto e l’effettiva presenza dell’embrione. È possibile sapere se la gravidanza é singola o gemellare. Durante questa ecografia si misura la lunghezza dell’embrione e con questo dato si identifica la data esatta del concepimento. Senza questa procedura, per stabilire l’età gestazionale si farebbe riferimento al giorno dell’ultima mestruazione, ma in questo modo nelle future mamme che hanno cicli irregolari con ovulazione ritardata l’embrione sarebbe più piccolo. La data del concepimento serve per controllare la crescita dell’embrione e poi del feto fino alla nascita.

L’ecografia morfologica: si esegue generalmente intorno alla 22° settimana di gravidanza ed è un’ecografia importantissima nel corso dello sviluppo del feto perché si verifica la crescita corretta degli organi e degli apparati. Inoltre permette di escludere alcune patologie come il labbro leporino. Si può controllare la quantità di liquido amniotico e molto spesso scoprire il sesso del bambino.

L’ecografia di accrescimento: viene eseguita nel terzo trimestre di gravidanza, verso la 32° settimana. Serve per dare una valutazione sulla corretta crescita del feto. Si vede la quantità di liquido amniotico. Dall’analisi del flusso sanguigno cerebrale e del cordone ombelicale si possono diagnosticare possibili future sofferenze fetali che potrebbero essere dannose per il termine della gravidanza.

La Translucenza nucale (NT – Nuchal Translucency) è un’ecografia a cui ci si può sottoporre entro la 13° settimana di gravidanza e permette di misurare la plica nucale. Con questo esame, insieme al bi-test e al rilievo delle ossa del naso, si esegue lo screening per diagnosticare alcune importanti anomalie cromosomiche, fra cui la sindrome di Down. Da pochi anni, i test per l’analisi del DNA fetale come NATIVA, sono stati inseriti nel percorso clinico della gravidanza. I NIPT permettono di rilevare in maniera accurata le eventuali aneuploidie dei cromosomi fetali e, considerati come test di screening avanzato, sono in grado di aumentare il potere predittivo degli screening prenatali convenzionali (ecografici e biochimici).

Nativa è in questo contesto il test di screening prenatale certificato CE-IVD in grado di rilevare dalla 10° settimana le aneuploidie dei cromosomi 13, 18, 21 e dei cromosomi sessuali (X e Y)”.

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Eco in 3D e 4D: un’emozione infinita

Grazie alle evoluzioni tecnologiche, sono disponibili apparecchi ecografici che, attraverso una sonda tridimensionale, sono in grado di mostrare in ambito ostetrico l’immagine in tre dimensioni del bambino nel grembo materno. Questa tipologia di ecografia viene definita 4D quando all’eco 3D viene aggiunto anche il movimento del feto in tempo reale.

Tale ecografia viene richiesto molto spesso dalle future mamme più che per una valenza medica per un valore emotivo e psicologico. Soprattutto verso la fine della gravidanza, quando i tratti somatici sono meglio definiti, è un’emozione infinita per i futuri genitori vedere il viso del proprio bambino, poter iniziare a dargli un’identità più reale attraverso i suoi lineamenti. Vedere il bambino in 3D mentre si muove nel grembo materno, gira la testa, si mette il dito in bocca dà la consapevolezza del miracolo della vita che si sta formando come in nessun altro momento durante la gravidanza. È un’emozione che genera una maggiore consapevolezza di diventare genitori.  

Le immagini che scansionate sono molto reali e, come dimostrato da diversi studi, rafforzano il legame fra madre e figlio e inoltre creano un rapporto più concreto e consapevole con il papà.

Passando alla valutazione dell’ecografia in 3D dal punto di vista medico, con questo strumento si possono osservare più dettagliatamente alcune patologie che sono state rilevate dall’ecografia classica 2D. Per quanto riguarda il bambino è possibile verificare, ad esempio, le anomalie degli arti e della colonna vertebrale. Inoltre questo strumento consente di dare importanti valutazioni ginecologiche in maniera non invasiva, come le malformazioni della cavità dell’utero, la sindrome dell’ovaio, la valutazione della riserva ovarica  nell’ovaio policistico.

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